Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa entrò nel campo di concentramento di Auschwitz. E il 27 gennaio 2021, come ogni anno, si celebra la Giornata della Memoria. Una ricorrenza istituita il 1° novembre 2005 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per commemorare le vittime della shoah. Con la Risoluzione 60/7, l’Onu ha voluto commemorare le vittime dell’olocausto e condannare tutte le manifestazioni di intolleranza, incitamento, molestia o violenza contro persone o comunità, sia su base etnica, sia religiosa.
”Nel mondo milioni di persone continuano a soffrire a causa di discriminazioni e violenze, inclusi coloro che fuggono da guerre e persecuzioni” ribadisce l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati. L’anno scorso erano 70 milioni le persone in fuga dalle loro case, il dato più alto dalla seconda guerra mondiale. Allo stesso tempo crescono gli estremismi e si moltiplicano gli episodi di intolleranza e xenofobia che alimentano l’isolamento e l’esclusione sociale.
Avv. Giordani, che rapporto c’è fra memoria e giustizia?
“Tra memoria e giustizia c’è un rapporto molto stretto. Basti pensare che chiamiamo “amnistia” il provvedimento di clemenza con il quale si estingue il reato. Nella parola “amnistia” la radice mne- “ricordare” è preceduta da un “alfa privativo” che ne nega il significato: togliere il carattere di reato ad alcuni comportamenti del passato è un “non ricordare”, un “dimenticare”. In politica l’”amnistia” può rivelarsi qualche volta utile e giustificata, addirittura benefica, per le più varie ragioni. Ma quando parliamo di storia la cancellazione della memoria genera sempre un’ingiustizia: non incide, ovviamente, sull’oggettività degli avvenimenti passati e soprattutto impedisce di conoscerli per quello che sono”.
Intende dire che non dobbiamo dimenticare, quando i fatti sono così gravi?
“Ricordare è un dovere, a maggior ragione quando dobbiamo ricordare il male e quando il male che dobbiamo ricordare ha le dimensioni dell’Assoluto, come nel caso dell’Olocausto. La data di oggi, 27 gennaio, giustamente è stata scelta dalla Repubblica italiana prima (2000) e dalla Nazioni Unite poi (2005) per aiutarci a ricordare. Quel giorno, nel 1945, i soldati sovietici entrarono ad Auschwitz e aprirono al mondo le porte di un orrore così grande da revocare in dubbio tra gli stessi credenti, come scrisse il filosofo Hans Jonas, perfino il concetto di Dio. La memoria di questo evento, inconcepibile ma storico, non è soltanto indispensabile strumento di conoscenza. E’ anche la nostra unica speranza che qualcosa di simile non si ripeta mai più”.
Presidente Avv. Paolo Giordani