La fine del Memorial: La corte russa ordina la chiusura della più antica organizzazione indipendente per i diritti umani del Paese.

Il 28 dicembre 2021, la Corte Suprema russa ha ordinato la chiusura della più conosciuta istituzione civile post-sovietica dedita alla raccolta, alla documentazione della repressione stalinista e alla difesa dei diritti umani.

Memorial (Мемориал in russo), nasceva alla fine degli anni 80 come organizzazione indipendente. Erano gli anni delle politiche della glasnost (trasparenza) e della perestroika (ricostruzione) volute da Michail Gorbacev. I suoi fondatori Arsenij Roginskij e Andrej Sacharov, il fisico ideatore della prima bomba atomica ad idrogeno sovietica, erano entrambi instancabilmente dediti ai diritti umani.

Inizialmente, l’organizzazione voleva documentare i crimini e le repressioni politiche effettuate sotto l’Unione Sovietica, costruendo un database delle vittime del Grande Terrore e dei campi gulag. Successivamente, quando la Russia post-sovietica iniziò ad opprimere il suo popolo, prima in Cecenia e poi nel resto del Paese, il Memorial divenne la più importante organizzazione per la difesa dei diritti umani.

La chiusura di Memorial International segna un punto di rottura nella storia moderna della Russia, poiché gli sforzi profusi per rendere pubblici i crimini sotto i leader sovietici come Joseph Stalin si sono trasformati in argomento tabù 30 anni dopo che gli archivi governativi segreti sono stati aperti con la caduta dell’Unione Sovietica. Pur non cercando un ritorno al passato sovietico, Putin è diventato profondamente sensibile a qualsiasi critica da parte di organizzazioni come Memorial per questioni passate ma anche recenti.

La decisione della sua “liquidazione” è anche la conseguenza di un costante attacco alla società civile russa che quest’anno ha portato alla reclusione di leader d’opposizione come Alexei Navalny, attivisti e giornalisti di spicco in fuga dal Paese, e ONG e media colpiti da sanzioni e chiusure in virtù delle leggi russe sugli “agenti stranieri” e “indesiderabili”.

La sentenza della Corte Suprema, controllata dal Cremlino, ha coinciso, non a caso, con il centenario della nascita di Sacharov, padre fondatore, e con il trentesimo anniversario dello scioglimento dell’Unione Sovietica.

Mentre l’occidente teme l’attacco militare russo oltre i confini, l’offensiva all’interno del Paese è già iniziata, ma questa volta contro il suo stesso popolo e la sua stessa memoria.

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