Si ipotizza, che per via della pandemia da Covid 19, che ha portato l’economia globale verso la recessione, entro la fine del 2020 le insolvenze delle imprese aumenteranno in modo significativo. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede, alla fine del 2020, una contrazione economica del -4,9% a livello globale. La ripresa economica e il calo delle insolvenze nel 2021 è al momento incerta. Sarà decisiva la scelta delle nuove strategie alle politiche di rilancio definite dall’Unione per lanciare i programmi di Next Generation Eu infatti, il dispositivo per la ripresa e la resilienza, apporterà un sostegno finanziario senza precedenti di 672,5 miliardi di euro in prestiti e sovvenzioni.
Ogni Paese sta analizzando le proiezioni sui trend delle insolvenze che variano a secondo delle differenze della propria struttura economica e dalle misure adottate per combattere la recensione.
Si riscontrerà pertanto un maggior aumento delle insolvenze nei paesi dell’Eurozona secondo i dati di Eurostat, infatti, nel primo trimestre dell’anno 2020 si è registrata una contrazione economica del PIL del -3,6%, seguita da una drastica riduzione nel secondo trimestre pari al -11,8%
In particolare in Italia, con un PIL nel primo trimestre del -5.4% mentre nel secondo del -12,4% ; la Spagna con una contrazione del PIL del -5,2% nel primo trimestre e -18,5%; segue Francia con -5,9% e un -13,8% nel secondo trimestre, infine il Portogallo che segna la contrazione del PIL con -3.8% chiudendo il secondo trimestre con -14,1% Questa ipotesi è suffragata dalla analisi della contrazione economica che in questi paesi è generalmente più bassa, e hanno una minore reattività delle insolvenze al PIL.
Si ipotizza poi, che in quei paesi che sono stati obbligati ad applicare regole di contenimento più severe e restrittive, per contenere la pandemia da Covid 19, la recensione economica sarà più significativa, infatti, le misure applicate hanno diminuito il consumo e la produzione di prodotti e servizi, portando domanda e offerta a delle percentuali che non permettono la sopravvivenza della maggioranza delle imprese. Si vuole sottolineare come anche la diminuzione del reddito dei lavoratori e l’incertezza economica faccia crescere la propensione al risparmio; l’Italia e la Francia hanno una maggiore criticità di insolvenza delle imprese, dato che il turismo è una componente importante delle entrate finanziarie, limitata dalle misure emergenziali. I Paesi dell’Unione situati al nord, avranno una minore contrazione economica del PIL, visto che hanno adottato sostegni economici e immediati per il sostentamento economico delle imprese e verso i cittadini, inoltre un dato di non poco conto è la loro meno dipendenza dal turismo internazionale.
Le politiche economiche della Svezia stanno registrando una contrazione del PIL minore rispetto agli altri Paesi dell’Eurozona, mentre nel Regno Unito si attesta il primato come il paese del nord Europa con la più alta contrazione del PIL. Si segnala inoltre che, come in Svezia, il governo Inglese ha inizialmente trascurato la diffusione della pandemia da Covid 19 trovandosi obbligatoriamente a dover affrontare un improvviso lockdown, visto che i dati nel frattempo sopravvenuti avevano messo in evidenza che il sistema sanitario non era in grado di sostenere e di far fronte all’alto tasso di infezioni che si stavano rapidamente diffondendo nel paese. Per via del mancato contenimento del contagio e, per colpa di un lockdown inaspettato, la contrazione del PIL ha segnato -20,4% (dati ONS) L’EY Item Club prevede una contrazione del PIL dell’11,5% e una crescita del 6,5% nel 2021.
Non si può, inoltre non analizzare che potrebbe esserci una prospettiva di un aumento delle tariffe negli scambi con l’Unione Europea, visto che a oggi i negoziati bilaterali non sono ancora stabiliti.
L’analisi elaborata dalla BCE per l’Eurozona, per l’anno 2020, conferma un panorama economico negativo, con una previsione pari a -8%
Analizzando i dati degli Stati Uniti si ipotizza una prospettiva più florida rispetto alla maggior parte dei paesi dell’eurozona. Gli USA hanno avuto un crollo del PIL nel secondo semestre del 2020 pari al 31,7%, dopo la contrazione del -3,7% nel primo trimestre dell’anno.
Il governo americano guidato dal presidente Trump ha finora reagito con una serie di pacchetti fiscali del valore complessivo di circa 3 trilioni di dollari, sostenendo l’economia con una serie di provvedimenti come il Disaster Relief Fund per assicurare il rinnovo delle tutele contro la disoccupazione; la continuazione del sostegno al pagamento delle tasse per gli studenti universitari e la rateizzazione dei pagamenti sui contributi sociali e il sostentamento economico sugli affitti.
Un secondo strumento adottato è il Paycheck Protection Program (PPP) per un valore di 483 miliardi di dollari, dove ben 321 miliardi di ulteriori prestiti sono stati erogati a fondo perduto in sostegno per le aziende che si impegnavano a non licenziare i propri dipendenti. Nella prima ondata della pandemia, era stato adottato il Coronavirus Aid per un valore di circa 2,3 trilioni di dollari (pari all’11% del Pil). Il piano ha assicurato rimborsi fiscali per i cittadini americani, fino a 1.200 dollari a persona con accredito immediato sul conto corrente.
L’OCSE, nelle recenti previsioni di settembre, ha stimato per il 2020 una contrazione del PIL del -3,8%, e un rimbalzo del 4% nel 2021.
La Cina invece, è l’unico paese che possa ipotizzare di sfuggire alla recessione. La regione di Wuhan è stata la prima regione al mondo ad essere stata colpita dalla pandemia da Covid 19 ed è stata contenuta con un severo lockdown, successivamente esteso sull’intero territorio nazionale. Il governo di Pechino ha così posto in essere un consistente piano di stimolo fiscale di un importo pari a 680 miliardi di dollari, pari al 4,5% del Pil.
Il governo cinese guidato da Xi Jinping ha infatti adottato misure principalmente di carattere emergenziale, procrastinando i pagamenti e le trattenute fiscali, adottando misure di sostegno finanziario alle imprese a breve e medio termine, in particolar modo attraverso l’utilizzo di garanzie pubbliche al credito o l’implementazione di policies creditizie preferenziali e agevolazioni di carattere fiscale, anche qui strutturate sul breve-medio termine, infine disposizioni più generiche che vanno dalla programmazione e il coordinamento tra autorità pubbliche, istituti di credito e operatori economici. In particolare i pacchetti fiscali sono stati focalizzati all’aumento delle spese in campo sanitario per il controllo e il contrasto all’epidemia, fondi per sostenere la disoccupazione, e la attenuazione della pressione fiscale sospendendo i contributi sociali.
Per la prima volta, la Cina non avrà un target di crescita per il 2020, segnale che fra presupporre che il governo è concentrato sulla stabilita dei mercati e sulla stabilizzazione della disoccupazione.
L’OCSE infine, prevede per la Cina, entro la fine del 2020 un aumento del PIL pari all’1,8% e un incremento nel 2021 stimata dell’8%.
La Deutsche Bank e OCSE, prevedono che il PIL globale ritornerà ai livelli pre-crisi nella prima metà del 2021, con una crescita stimata rispettivamente al 5,6% e 5%.