Crisi alimentare, transizione ecologica, flussi migratori, gli investimenti senza i quali le grandi e piccole organizzazioni non hanno modo di operare: sono alcuni dei temi affrontati dalla seconda Conferenza nazionale della Cooperazione allo sviluppo (23-4 giugno), che attirando in platea numerosi operatori, ha contribuito a definire indirizzi concreti per l’agenda di politica estera del nostro Paese.
Sulla linea del 17.o obiettivo delle Nazioni Unite per lo Sviluppo sostenibile, il Presidente della Repubblica Mattarella ha rinnovato l’impegno dell’Italia a destinare lo 0.70% del reddito nazionale lordo per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo. In funzione delle “5 P” di Pace, Pianeta, Persone, Prosperità e Partnership, ha ricordato che non c’è pace senza sviluppo e che il progresso, per esser tale, dev’essere inclusivo.
L’obiettivo da raggiungere resta quello di un processo collaborativo che davvero non lasci indietro nessuno. Fra le varie proposte tematiche emerse si segnalano la possibilità di una significativa ristrutturazione del debito dei Paesi in via di sviluppo e l’idea di un più stretto coordinamento delle attività cooperative dei Paesi UE, che se sommate supererebbero in volume quelle cinesi e se meglio articolate potrebbero essere più efficaci, anche geopoliticamente. Numerosi gli attori coinvolti, fra cui ONG – come l’Istituto diplomatico internazionale, rappresentato dal presidente avv. Paolo Giordani – istituzioni creditizie, rappresentanti delle università, del mondo della cultura, dei sindacati e degli enti locali.