Articolo di Report Difesa (https://www.reportdifesa.it/centro-integrazione-mediterraneo-i-giovani-attori-del-cambiamento-convegno-dellistituto-diplomatico-internazionale/)
Roma. La progressiva convergenza delle politiche per il lavoro, un accordo regionale sull’esenzione dal visto per i soggiorni di breve durata, l’introduzione nei programmi scolastici di “moduli mediterranei” per favorire la conoscenza delle lingue e della storia dei popoli del mare interno, culla di grandi civiltà. Sono queste alcune delle raccomandazioni contenute nel rapporto “Giovani, attori del cambiamento – Ripensare la mobilità”, elaborato dal Centro per l’integrazione del Mediterraneo e presentato, nei giorni scorsi, a Roma, dall’Istituto Diplomatico Internazionale (IDI) e dall’Osservatorio per la stabilità e sicurezza del Mediterraneo.
Il rapporto è stato presentato da Giulia Marchesini, Human Capital Senior Programme Manager del CMI, con interventi introduttivi di Paolo Giordani, presidente dell’Istituto Diplomatico Internazionale e di Marco Ricceri, segretario generale dell’EURISPES e membro del direttivo IDI.
Al dibattito hanno contribuito, tra gli altri, Costanza Pera, membro del Comitato Scientifico CMI, il Direttore dell’ISMED Salvatore Capasso e Francesca Maria Corrao, professore ordinario di Lingua e Cultura Araba presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università LUISS di Roma.
L’ambasciatore Roberto Ridolfi, presidente Rete ONG LINK 2007 e l’On. Gennaro Migliore, presidente PAM (Assemblea parlamentare del Mediterraneo) sono intervenuti in conclusione.
Il lavoro guarda al futuro, si spera prossimo, in cui avrà davvero fine l’emergenza sanitaria per la pandemia da Covid-19 e saranno quanto mai necessarie nuove prospettive su istruzione, occupazione e mobilità per i giovani.
Frutto dell’impegno di economisti, demografi, psicologi e analisti politici della sponda nord e della sponda sud, il dossier chiama in causa la capacità degli Stati di rispondere alle sfide generate dalle aspettative dei più giovani, che vivono un mondo ormai globalizzato dove informazioni e idee circolano, letteralmente, alla velocità della luce.
Il tutto in un panorama mediterraneo caratterizzato dal grande squilibrio tra i Paesi europei, la cui popolazione giovanile non supera in media il 25%, e quelli del Nord Africa, con metà degli abitanti sotto la soglia dei 25 anni.
Da non dimenticare il fenomeno dei NEET, i giovani non impegnati nell’istruzione, nella formazione o nel lavoro, e il tasso strutturale di disoccupazione giovanile (26% in media).
Eppure molto si può e si deve fare per armonizzare queste realtà diverse e, in ultima analisi, complementari.
Nei prossimi 30 anni anche il Nord Africa si ritroverà con una popolazione invecchiata e dovrà affrontare una carenza di forza lavoro.
Ragione di più, propone il rapporto, per introdurre l’idea di “una progressiva, funzionale e controllata convergenza dei mercati, delle politiche, delle regole del lavoro in tutti Paesi del Mediterraneo”.
Un atteggiamento coerente con il principio della libertà di movimento di capitali, beni, servizi e persone.
Sul tema delle migrazioni, gli autori ricordano che le restrizioni alla mobilità imposte negli ultimi decenni sono un’eccezione anche nella storia recente del Mediterraneo e non sempre hanno una motivazione razionale.
Il numero di coloro che viaggiano da una sponda all’altra, sostengono, è cento volte superiore a quello dei migranti.
Di qui l’opportunità di studiare, tra gli altri interventi, un accordo sulla mobilità senza visto per soggiorni brevi.
Come scritto nell’accordo ci si potrebbe ispirare all’esperienza dell’Unione Europea che si è avuta in occasione della liberalizzazione dei visti per Armenia, Georgia e Ucraina, cominciata nel 2017.
E, perciò, i cittadini di Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e sono titolari di passaporto biometrico potrebbero entrare, senza visto, negli altri Stati che si affacciano su di esso e in quelli dell’area Schengen, esclusivamente per visite brevi.
Quanto al tema-chiave dell’istruzione, il dossier propone di valorizzare il patrimonio culturale accumulato in secoli di frequentazioni e di scambi tra i popoli rivieraschi, arricchendo i programmi delle scuole secondarie con “moduli mediterranei”. E con l’apprendimento delle lingue parlate nel Mediterraneo, geografia, storia ed economia sociale dell’area e intensificando la mobilità di insegnanti e alunni.
Nel corso del suo intervento online, il Direttore Generale dell’International Centre for Black Sea Studies (ICBSS) Georgios Mitrakos ha evidenziato come nonostante il notevole aumento degli indici di rendimento globale, la disoccupazione giovanile e la fuga dei cervelli, costituiscano una sfida cruciale per i Paesi del Mar Nero.
“Sempre più giovani – ha detto- sono in difficoltà nel trovare un lavoro e molti di loro scelgono, di conseguenza, di emigrare”.
A questo proposito, testimone è l’Albania che ottiene il punteggio più alto (8,3) tra i 13 Stati membri della BSEC (collocandosi al 7° posto).
La Repubblica di Moldavia è al 19° posto con 7,50 punti, su un totale di 173 Stati.
La Georgia segna 5,50 (89° posto), la Turchia 4,10 (126°) e l’Ucraina 5,80 (80°).
L’indice medio dell’UE è a 3,22 e la media mondiale a 5,25.
“Vale la pena notare- ha aggiunto Mitrakos- che, nonostante il punteggio relativamente basso dell’Azerbaigian a 4,30 punti di indice (117° posto), il Paese sta affrontando un alto numero di giovani NEET al 23%, quando la media OCSE è del 13,4%”.
A livello nazionale, tutti gli Stati si sforzano di affrontare il problema attraverso strategie nazionali, fornendo incentivi ai giovani, con il sostegno all’imprenditorialità giovanile e allo sviluppo delle competenze.