DOPO DAVOS: “CAUTO OTTIMISMO PER L’ECONOMIA MONDIALE”

“Insieme dobbiamo creare un mondo più resiliente, equo e giusto. Il solo modo per riuscirci è agire insieme” – con questo invito Børge Brende, Presidente del World Economic Forum, ha chiuso nei giorni scorsi la quinta e ultima giornata di lavori del Forum economico mondiale a Davos. L’incontro dell’edizione 2023 è stato un’opportunità per i principali rappresentanti politici e economici di confrontarsi sugli attuali problemi globali come il rischio di recessione, il conflitto ucraino e il cambiamento climatico.

L’anno appena iniziato apre la strada ad un prudente ottimismo per quanto riguarda le prospettive economiche mondiali: Kristalina Georgieva, direttrice operativa del Fondo Monetario Internazionale, afferma che la situazione è “migliore di quanto si temesse”. Infatti, “l’inflazione sembra dirigersi verso una diminuzione”. Inoltre, le politiche di riapertura decise dalla Cina permetteranno di incrementare il tasso di crescita del paese e quello mondiale: il Fondo stima una crescita globale del 2,7% e del 4,4 % per la Cina. Tuttavia, ancora “non sappiamo bene come evolverà l’inflazione” – ammonisce l’economista bulgara – e aggiunge che il tasso di crescita globale stimato rimane comunque il terzo più basso dell’ultimo decennio, preceduto da quello registrato dopo la crisi finanziaria mondiale e della crisi da Covid.

La Presidente francese della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ribadisce che “le prospettive del 2023 sono migliori di quello che si temeva inizialmente” ma le politiche di riapertura di Pechino possono portare ad un incremento delle pressioni inflazionistiche, scaturito proprio dalla domanda aggregata di merci e materie prime energetiche. Lagarde ha rassicurato che “contro l’inflazione faremo il necessario”, usando, come suo mantra per questo nuovo anno, un approccio resiliente. Infine, lancia un messaggio ai vari governi, i quali hanno visto aumentare il sostegno economico offertogli nel 2022, a “non spingere la politica monetaria a dover fare di più”, ovvero a rialzare sempre di più i tassi.

Ospite durante l’ultimo panel anche Bruno Le Maire, ministro dell’economia, delle finanze e della sovranità industriale e digitale della Francia, che è intervenuto sul tema degli investimenti per la transizione verde in Europa. “Per la reindustrializzazione verde dell’Europa serve una risposta massiccia, semplice e immediata all’Inflation Reduction Act (Ira)” – ossia il pacchetto legislativo di sussidi stanziato dal Presidente americano Biden – e ha aggiunto che l’Europa deve investire maggiormente in settori strategici come l’idrogeno, i pannelli solari, l’industria nucleare, e le energie rinnovabili.

Inoltre, ha concluso condividendo le sue preoccupazioni sul conflitto in Ucraina affermando che è necessario il cessate il fuoco perché non siamo di fronte ad “un conflitto locale ma un conflitto globale perché ha un diretto impatto sui prezzi dell’energia e delle materie prime e minaccia i nostri valori comuni”.

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