Con la risoluzione 60/7 del 2005, su iniziativa dello Stato d’Israele, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha indicato il 27 gennaio come Giornata annuale internazionale di commemorazione per le vittime dell’Olocausto: lo sterminio di un terzo del popolo ebraico e di innumerevoli persone di altre minoranze ad opera della Germania nazista e dei suoi fiancheggiatori. La data scelta fu quella della liberazione del lager di Auschwitz da parte dell’Armata rossa il 27 gennaio 1945 (https://documents-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N05/487/96/PDF/N0548796.pdf?OpenElement). L’Olocausto “sarà per sempre un monito sui pericoli dell’odio, del fanatismo, del razzismo e del pregiudizio”.
La risoluzione, tra l’altro, esorta i paesi membri a sviluppare la conoscenza per diffondere la memoria della tragedia nelle generazioni più giovani ed evitare che fatti del genere si ripetano. Invita gli Stati interessati a conservare i luoghi che perpetuano la memoria di questi terribili eventi.
La giornata del 2023 ha come tema “home and belonging”, “la casa e gli averi”, per ricordare sia le vittime sia i sopravvissuti e la loro umanità, il fatto che abbiano perso una cosa cara, le loro proprietà, la loro identità. A tutti i discorsi d’odio, antisemitismo, negazione e a tutti i pregiudizi presenti anche oggi bisogna opporre il senso di umanità, per ridurre o auspicabilemnte cancellare la possibilità di nuovi genocidi.
All’origine dell’Olocausto, infatti, vi sono state condizioni di marginalizzazione e disinformazione, la cui portata è stata sottovalutata dalla comunità internazionale, che hanno dato mano libera ai perpetratori di questa immane tragedia.