GIUSTIZIA CLIMATICA: PIU’ CHE RADDOPPIATO IL NUMERO DI CONTENZIOSI NEL MONDO

Il numero totale dei contenziosi legali sul cambiamento climatico è più che raddoppiato negli ultimi cinque anni ed è in continuo incremento a livello globale. Secondo il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e del Sabin Center for Climate Change Law dell’Università di Columbia, infatti, le cause in materia di cambiamento climatico sono passate da 884 nel 2017 a 2180 nel 2022. Sebbene la maggior parte delle cause siano state avviate negli Stati Uniti, i contenziosi si stanno diffondendo in tutto il mondo, con circa il 17% dei casi attualmente segnalati nei Paesi in via di sviluppo. I dati pubblicati nel Global Climate Litigation Report: 2023 Status Review (https://wedocs.unep.org/bitstream/handle/20.500.11822/43008/global_climate_litigation_report_2023.pdf?sequence=3), mostrano come le cause in materia climatica siano ormai parte integrante dell’evoluzione che spinge governi e imprese verso obiettivi più attenti alla mitigazione e all’adattamento.

Le politiche climatiche attualmente in vigore risultano insufficienti per realizzare gli impegni dell’Accordo di Parigi (2015, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:22016A1019(01), ovvero riuscire a mantenere le temperature globali al di sotto della soglia “sicura” di 1,5°C rispetto al periodo preindustriale. E la sproporzione negli effetti del riscaldamento, soprattutto a carico delle popolazioni vulnerabili del Sud globale e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo, è all’origine di fenomeni di disuguaglianza di genere e di reddito: nuove sfide allo sviluppo. Di conseguenza, avviare contenziosi sul clima rappresenta via percorribile per cercare di cambiare le dinamiche della lotta contro il cambiamento climatico. Come dimostrato dal rapporto UNEP, i singoli si rivolgono in modo crescente alle corti, ai tribunali, a organismi para-giudiziari o altri organi, sfidando apertamente i vari governi e gli enti del settore privato a rispondere delle proprie azioni, nel tentativo di promuovere la “giustizia climatica”.

Secondo il rapporto, la maggior parte delle controversie in corso sul clima rientra in una o più di queste sei categorie: 1) cause che si basano sugli obblighi in materia di diritti umani relativi all’ambiente sanciti dal Diritto Internazionale e dalle varie Costituzioni nazionali; 2) cause per mancata applicazione delle leggi e delle politiche nazionali in materia di clima; 3) controversie che mirano a mantenere i combustibili fossili nel sottosuolo; 4) cause che chiedono una maggiore divulgazione delle informazioni sul clima e la fine del “greenwashing” 5) cause che riguardano la responsabilità delle imprese per i danni climatici 6) cause che riguardano il mancato adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici.
Nonostante gli sforzi nazionali e sovranazionali nella lotta al cambiamento climatico, il rapporto prevede un ulteriore aumento del numero delle cause in materia, soprattutto contenziosi legati alla migrazione climatica, cause presentate dalle popolazioni indigene, comunità locali e da altri gruppi vulnerabili agli effetti di eventi meteorologici estremi.

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