Le donne guidano i governi, le famiglie, le imprese, la ricerca, le donne vanno nello spazio, vincono, superano gli ostacoli senza mai lamentarsi. Eppure le donne sono anche vittime dell’immutabilità del tempo. Vittime di una violenza che ha per muri i confini del globo e diventa ogni giorno più implacabile. Non sempre la violenza si presenta in termini perseguibili dal punto di vista giuridico, tuttavia, sottolineano dalla Società Italiana delle Storiche, tali atteggiamenti devono essere condannati dalla società. Oggi, 25 novembre 2018, il genere umano è stretto in una lunga cordata di solidarietà e grida a gran voce “basta”, perché #nonènormalechesianormale, non è accettabile che tale aberrazione non sia ancora stata superata, estirpata. Le istituzioni come la nostra, in primis il governo, hanno il dovere di lavorare con urgenza su questa piaga causata da una vertigine maschilista, misogena, che tradisce una serie di limitazioni culturali, morali, psicologiche di una parte del genere maschile. Non vi è superiorità nella forza bruta, nel mancato rispetto, né può essere la storia, con i suoi tanti epitaffi, a giustificare una follia di tale portata.
Deve esserci invece di sprono il lungo e travagliato iter che ha portato noi tutte verso le prime conquiste. Correva il 1996 quando la legge n.66 approdò, dopo quasi un ventennio, all’importante risultato del trasferimento delle norme sulle violenza sessuale dai reati contro la moralità pubblica nella sezione dei delitti contro la persona. Un passo fondamentale che ha contribuito a spodestare un principio cardine del nostro ordinamento, rettosi fino al 1956 sullo jus corrigendi del padre padrone. È necessario dare contezza dei fatti, ma soprattutto è fondamentale che le donne facciano appello alla propria forza per reagire al sopruso, abbiano coscienza che anche il linguaggio costituisce offesa e che l’ambito della morale non può avere un solo peso ed una sola misura.
La convenzione di Instambul del 2011 è già un importante passo in avanti, tuttavia non ancora sufficientemente risolutivo. L’Istituto Diplomatico lavorerà come sempre per aiutare le persone ferite, le donne ferite, a risalire verso la dignità ed una vita possibile lontano da offese e vessazioni. La violenza, ha dichiarato la filosofa Vittoria Franco, “è una reazione, la non accettazione degli spazi di libertà e autonomia rivendicati dalle donne. È una violazione dei diritti umani che va prevenuta con l’educazione, anche nelle scuole, ad una nuova etica della relazione. Un lavoro da fare, inevitabilmente, in due”.
Dott.ssa Valeria Rinaldi, Segretario Generale