Il cammino verso la Dichiarazione universale dei Diritti Umani registrò una tappa fondamentale il 6 gennaio del 1941, quando il presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, nel suo annuale discorso sullo stato dell’Unione, espresse per la prima volta la famosa teoria della quattro libertà fondamentali: libertà religiosa, libertà di espressione, libertà dalla paura, diritto a un tenore di vita sufficiente.
Dalla commissione dei diritti umani con l’aiuto di Eleanor Roosevelt (vedova del presidente Franklin Delano Roosevelt, protettrice lei stessa dei diritti umani e delegata degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite) fra il 1946 e 1948, dopo il disastro della II guerra mondiale dove fu compiuto il genocidio degli Ebrei e numerosi privazioni di libertà, venne redatto un documento che fu chiamato “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”.
Quest’anno si compie il 70° anniversario di questa Dichiarazione considerata la Magna Carta internazionale dell’intera umanità, volendo ricordare che è stata sottoscritta dagli allora 58 membri dell’Assemblea dell’Onu: 48 votarono a favore del documento, degli altri 10 solamente 2 non parteciparono e 8 si astennero dal voto.
Essa fu adottata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
Oggi, la domanda che dobbiamo porci è se realmente la Dichiarazione è stata rispettata: realmente oggi i diritti umani sono universalmente riconosciuti? Realmente oggi i diritti umani sono riconosciuti in eguale misura a tutti?
Purtroppo, viviamo in un mondo dove sembra che sia stato smarrito il senso etico e morale, dove tutto è permesso!
Vi sono alcune responsabilità riguardo a questo ma una in particolare, il crollo dell’etica del dovere, sostituita da un’etica dei diritti a senso unico, da una farneticante fame di egocentrismo, di vanità, mai in positivo, mai per fare, o quasi mai, e quasi sempre, invece, per andare contro qualcosa, contro qualcuno, per privare qualcosa a qualcun’altro, per contestare agli altri ciò che possiedono, o che credevano di possedere. Da quando abbiamo perso il valore e la responsabilità dell’etica del dovere, e di trasmetterla a nostra volta, la nostra civiltà ha incominciato a mancare. Noi siamo i reggenti di una civiltà, che sarebbe più giusto chiamare contro-civiltà, che noi stessi abbiamo devastato.
La pigrizia, l’inerzia, il conformismo, hanno fatto il resto.
La maggior parte delle persone è abituata solo a chiedere, senza mai donare nulla in cambio, trasmettendo ai figli una pessima attitudine, facendo sì che loro trovassero risposte dalla rete di internet, dando loro la possibilità di non comprendere cosa e giusto e cosa è sbagliato e, alla fine si sono sentiti traditi, ingannati. Oggi stiamo raccogliendo quel che abbiamo seminato, stiamo raccogliendo il frutto delle nostre mancanze, della nostra ipocrisia, e della nostra leggerezza.
Possiamo raccontarci bugie, ma, alla fine, il conto ci verrà presentato, che ci piaccia o no.
Dobbiamo spezzare questo circolo vizioso, riaprire orizzonti di speranza alle nostre generazioni, dobbiamo far riscoprire l’etica del fare e del dovere, facendo abbandonare la pretesa del far valere i presunti “diritti”.
Voglio anche ricordare in questa occasione l’art.4 che cita: “Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.”
Un principio incontrovertibile, talmente chiaro e giusto che non vi sarebbe nemmeno bisogno di spendere parola, ma purtroppo il numero delle persone vittime della cosiddetta “schiavitù moderna” (un concetto non definito dalla legge, ma che è usato per indicare pratiche come il lavoro forzato, i matrimoni obbligati e il traffico di esseri umani) sono molto alti; basti pensare che solo il lavoro minorile coinvolge 150 milioni di bambini, cioè uno su dieci in tutto il mondo! Un dato che nel 2018 dovrebbe farci riflettere. Ci sono più schiavi che in qualsiasi altro momento della storia umana.
L’Istituto Diplomatico Internazionale oggi vuole ricordare gli impegni profusi da grandi Uomini e Donne di tutte le razze, che si sono battuti, per darci la possibilità di essere come citato nel art.1 della Carta dei diritti del Uomo: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”
Il Presidente, Paolo Giordani
L’universo morale di Adam Smith si riduce alla celebre frase “non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il proprio interesse.”
Raccontare la propria storia è indispensabile per tenere viva l’identità, così come per rinsaldare l’unità della famiglia e il senso di appartenenza dei suoi membri.