Giornata Internazionale delle Nazioni Unite per il Diritto alla Verità sulle Gravi Violazioni dei Diritti Umani e per la Dignità delle Vittime

Il 24 marzo, ogni anno, si celebra la Giornata Internazionale per il diritto alla verità sulle gravi violazioni dei diritti umani e per la dignità delle vittime. La data scelta rende omaggio alla memoria di monsignor Óscar Arnulfo Romero, assassinato il 24 marzo 1980 mentre celebrava la messa. Monsignor Romero si è impegnato attivamente nella denuncia delle violazioni dei diritti umani delle persone più vulnerabili in El Salvador e per questo ha pagato con la vita.
La giornata è stata istituita nel 2010 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione A/HRC/15/33 (https://documents.un.org/access.nsf/get?OpenAgent&DS=A/HRC/15/33&Lang=E), a seguito di uno studio condotto nel 2006 dall’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Lo scopo principale è quello di onorare la memoria delle vittime di gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani e di promuovere il valore della verità e della giustizia come diritto di tutti e in particolare delle vittime.
Neppure la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, che tuttora rappresenta il pilastro di ogni discussione sulla dignità umana, menziona esplicitamente il termine “vittima”. Perciò è sembrato opportuno riconoscere il diritto alla verità come imprescindibile per quanti hanno subito violazioni dei fondamentali diritti umani, chiunque sia il responsabile dell’offesa: la criminalità, le autorità governative, forze armate di un paese straniero
Diritto alla verità vuol dire diritto a conoscerla in modo completo. Altrimenti non vi sarà giustizia e non sarà possibile garantire il pieno riconoscimento della sofferenza e del dolore delle vittime. In definitiva, come ricorda il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres: “La verità ci dona forza e il potere di guarigione. Scegliamo la verità per il passato, il presente e il futuro”.

Giornata Mondiale dell’Acqua 22 marzo

Venerdì 22 marzo si celebra la giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 e, con l’obiettivo di lanciare, durante la Conferenza di Rio de Janeiro (il cosiddetto “summit della Terra”, 1993), un forte messaggio di sensibilizzazione sul ruolo vitale di questo elemento.
Attraverso la Risoluzione A/RES/47/193 (https://documents.un.org/doc/undoc/gen/n93/100/87/img/n9310087.pdf?token=7Ps0peWAvxD4fUX6ms&fe=true) gli Stati sono invitati a diffondere materiali e documenti informativi per promuovere la conservazione e l’utilizzo responsabile delle risorse idriche.
A tale scopo è essenziale che cambi il comportamento dei singoli, nella consapevolezza che le riserve d’acqua non sono infinite e che occorre limitarne il consumo per sperare di risolvere le crisi idriche o igienico-sanitarie che già si manifestano a livello regionale.
Il tema scelto dalle Nazioni Unite per l’anno 2024 è “Acqua per la pace”. L’”oro blu” può infatti portare la pace, ma anche innescare conflitti quando l’accesso a questa fondamentale risorsa è negato: più di 3 miliardi di persone nel mondo dipendono da riserve idriche transnazionali. Tuttavia, solo 24 paesi hanno accordi di cooperazione per condividerle.

 

Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale (21 marzo)

La giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale fu proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1966 con la risoluzione A/RES/2142 (XXI)(https://documents.un.org/doc/resolution/gen/nr0/004/45/pdf/nr000445.pdf?token=Ebbplas9vUjMRxBj59&fe=true).
La data prescelta, 21 marzo, ricorda uno dei più drammatici episodi della repressione in Sudafrica, durante l’apartheid: il 21 marzo 1960 la polizia di Sharpeville aprì il fuoco su un gruppo di dimostranti di colore che protestavano contro l’Urban Areas Act per la separazione delle aree urbane riservate ai neri. Persero la vita sessantanove persone e in centinaia restarono feriti. A maggior ragione dopo le terribili esperienze legate al nazismo e alla seconda guerra mondiale, l’assemblea dell’ONU ha sentito la necessità di promuovere l’eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione razziale in nome di valori quali tolleranza, unità e rispetto della diversità.
Nonostante i molti sforzi messi in atto per il raggiungimento di un grado maggiore di inclusività, la discriminazione in base a nazionalità, colore della pelle e origine etnica è ancora, in molti contesti, una realtà quotidiana.

Giornata Mondiale della Sindrome di Down 21 marzo
La Giornata Mondiale della Sindrome di Down, celebrata il 21 marzo di ogni anno, nasce per promuovere la consapevolezza e l’inclusione delle persone colpite da questa malattia genetica. La scelta della data, il 21esimo giorno del terzo mese, simboleggia la triplicazione del 21esimo cromosoma (trisomia 21), evento che causa nei nascituri la sindrome di Down.
Oltre alla Risoluzione A/RES/66/149 (https://documents.un.org/doc/undoc/gen/n11/467/76/pdf/n1146776.pdf?token=T1yDHjR2YhFjbo6O5J&fe=true) dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha istituito ufficialmente la giornata, va citata in questo contesto la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, approvata dall’Assemblea generale il 13 dicembre 2006 e ratificata dall’Italia quindici anni fa. Il principio base affermato dal trattato è l’eguaglianza delle persone in materia di diritti. Tuttavia, nonostante l’attenzione e le azioni internazionali, le persone con sindrome di Down spesso si trovano a fronteggiare carenza di supporto o ostacoli alla libera decisione sulla propria vita.
Quest’anno, in occasione della Giornata Mondiale della Sindrome di Down, il Down Syndrome International ha lanciato un nuovo progetto chiamato “Health Equity for People with Disabilities”, che mira a raccogliere dati sulla situazione sanitaria delle persone con sindrome di Down in tutto il mondo, per promuovere adeguamenti alle politiche e alle leggi nello spirito della Convenzione.
Lo slogan della giornata 2024 è “End the Stereotypes” (Metter fine agli stereotipi), l’obiettivo quello di sfatare i pregiudizi che ancora circondano la sindrome di Down. Le iniziative promosse dall’associazione sono consultabili sul loro sito web ufficiale: https://www.ds-int.org/Listing/Category/world-down-syndrome-day.

Giornata internazionale della donna
8 marzo

Attraverso la risoluzione 32/142 del 16 dicembre 1977 (https://digitallibrary.un.org/nanna/record/188232/files/A_RES_32_142-EN.pdf?withWatermark=0&withMetadata=0&version=1&registerDownload=1 ), l’ Assemblea generale delle Nazioni Unite ha Invitato “tutti gli Stati a proclamare, in conformità con le loro tradizioni e usanze storiche e nazionali, un giorno dell’anno come Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle donne e la pace internazionale“ con l’obiettivo di onorare ed estendere i progressi raggiunti dalle donne in ambito politico, economico e culturale.
Alla data dell’8 marzo, oggi accettata da tutti, si è arrivati per gradi, dopo la seconda guerra mondiale, partendo da iniziative nate nell’ambito dei movimenti socialisti dell’inizio del secolo XX. In America un Woman’s day esisteva già dal 1909, il 23 febbraio, e in Europa proposte di dedicare una giornata alle donne cominciarono a farsi largo dal 1910. La prima grande manifestazione di donne avvenuta l’8 marzo risale al 1914 in Germania, per la rivendicazione del diritto al voto; un’altra risale al 1917, organizzata dalle operaie di Pietroburgo per chiedere pane e il ritorno degli uomini dalla guerra. Nel calendario giuliano era il 23 febbraio, che in quello gregoriano corrisponde all’8 marzo.
Le donne italiane comuniste introdussero la Giornata dell’8 marzo nel 1921, ma nel ventennio la celebrazione fu bandita. E poi ripristinata nelle zone liberate già nel 1945. Nel 1946 assunse carattere nazionale e in Italia si adottò la mimosa a simboleggiarla, su proposta di Marisa Rodano (1921-2023) partigiana e femminista.
Nel 2010, l’Assemblea Generale ha dato vita all’UN Women, ente leader nella promozione dell’uguaglianza di genere. Per quest’anno l’ONU propone il tema “Inspire inclusion”, “Ispira inclusione” e spiega: “Ispirare l’inclusione significa celebrare la diversità e l’empowerment nella Giornata internazionale della donna 2024 e non solo. La Giornata internazionale della donna è una celebrazione globale delle conquiste sociali, economiche, culturali e politiche delle donne. Ogni anno, questa giornata funge da potente promemoria dei progressi compiuti verso l’uguaglianza di genere e mette in luce il lavoro che deve ancora essere svolto”.

Si celebra il 5 marzo la “Giornata internazionale per la consapevolezza sul disarmo e la non proliferazione”, istituita, il 7 dicembre 2022, con la risoluzione A/RES/77/51(https://undocs.org/Home/Mobile?FinalSymbol=A%2FRES%2F77%2F51&Language=E&DeviceType=Mobile&LangRequested=False )dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite su iniziativa del Kazakhstan. Questo Paese, già promotore della Giornata internazionale contro i test nucleari, ha svolto un ruolo significativo nella chiusura del poligono di Semipalatinsk, utilizzato dallìUnione sovietica per i propri esperimenti nucleari, nella consapevolezza dell’impatto devastante dei test sul proprio territorio.
L’obiettivo della Giornata è promuovere una maggiore consapevolezza e comprensione delle questioni legate al disarmo, specialmente tra i giovani. Sin dalla fondazione delle Nazioni Unite, il disarmo multilaterale e la limitazione degli armamenti sono stati obiettivi centrali per mantenere la pace e la sicurezza internazionale.
Le armi di distruzione di massa, soprattutto quelle nucleari, continuano a destare preoccupazione per il loro potere distruttivo e la minaccia che rappresentano per l’umanità. L’accumulo eccessivo di armi convenzionali, il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro mettono a rischio la pace, la sicurezza internazionale e lo sviluppo sostenibile, mentre l’uso di armi esplosive nelle aree popolate mette in pericolo i civili. Le nuove tecnologie emergenti, come le armi autonome, rappresentano una sfida alla sicurezza globale e hanno ricevuto maggiore attenzione dalla comunità internazionale negli bultimi anni. Al riguardo, destano viva preoccupazione le affermazioni, rilanciate pure di recente, circa il ricorso all’arma nucleare.
La “Giornata internazionale per la consapevolezza sul disarmo e la non proliferazione” del 5 marzo assume un ruolo importante nell’approfondire la comprensione dell’opinione pubblica mondiale su come gli sforzi per il disarmo contribuiscano a rafforzare la pace e la sicurezza, prevenendo e ponendo fine ai conflitti armati e riducendo le sofferenze umane causate dalle armi.

Oggi, primo marzo, è il decimo anniversario dall’istituzione della Giornata internazionale “discriminazione zero” ad opera di UNAIDS, il programma delle Nazioni Unite per l’AIDS/HIV.
La giornata è stata celebrata per la prima volta il 1 marzo 2014 con un evento internazionale a Pechino, dopo che UNAIDS (il programma delle Nazioni Unite sull’HIV e AIDS), ha lanciato la campagna Zero Discriminazione durante il World AIDS Day nel dicembre del 2013.
Il tema dello Zero Discrimination Day 2024 è “Save Lives: Decriminalise”, titolo che rimanda all’importanza della non stigmatizzazione delle persone con HIV e all’incoraggiamento di programmi per porre fine alla pandemia di AIDS.
La giornata non riguarda solo la lotta contro l’AIDS, il messaggio generale della “Giornata Zero Discrimination” è il rifiuto di ogni forma di discriminazione, che sia basata sull’orientamento sessuale, sulla disabilità, sul colore della pelle, sulla lingua, sull’origine geografica o su qualsiasi altro motivo. “Sono in aumento – sottolinea una nota stampa di UNAIDS – gli attacchi ai diritti delle donne e delle ragazze, delle persone LGBTQ+ e di altre comunità marginalizzate. E quando leggi, politiche, pratiche o norme sanciscono punizioni, discriminazioni o stigma per le persone ,perché sono donne, o sono LGBTQ+, o sono migranti, o lavoratrici/tori del sesso, o fanno uso di droghe, i risultati portano al fallimento della salute pubblica mentre queste comunità vengono sospinte lontano dai servizi sanitari e sociali vitali”. Per Winnie Byanyima, direttore esecutivo di UNAIDS, “gli attacchi ai diritti sono una minaccia alla libertà e alla democrazia e sono dannosi per la salute. Lo stigma e la discriminazione ostacolano la prevenzione, i test, il trattamento e la cura dell’HIV e frenano i progressi verso l’eliminazione dell’AIDS entro il 2030. Solo tutelando i diritti di tutti possiamo tutelare la salute di tutti”. Tuttavia non si può negare che vi siano stati progressi “All’inizio della pandemia di AIDS, 40 anni fa, – ricorda sempre il programma dell’ONU – due terzi dei paesi del mondo criminalizzavano le persone LGBTQ+, oggi due terzi dei paesi non li criminalizzano più. In questa giornata “Discriminazione zero e durante tutto il mese di marzo – conclude la nota – eventi e attività ricorderanno al mondo questa lezione vitale che è anche un invito all’azione: proteggendo la salute di tutti, possiamo proteggere i diritti di tutti”.

La Giornata Internazionale della Lingua Madre indetta dall’UNESCO per il 21 febbraio è un’occasione significativa per promuovere la diversità linguistica e culturale e il multilinguismo.Istituita nel 1999, ha ricevuto il riconoscimento dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 16 maggio 2007 attraverso la Risoluzione A/RES/61/266 (https://documents.un.org/doc/undoc/gen/n06/510/34/pdf/n0651034.pdf?token=vxNDLe9cQZXisEvlcg&fe=true) , in coincidenza con la proclamazione del 2008 come Anno Internazionale delle lingue. La scelta del 21 febbraio per questa celebrazione commemora l’uccisione di diversi studenti bengalesi dell’Università di Dacca durante una protesta per il riconoscimento del bengalese come lingua ufficiale, avvenuta il 21 febbraio 1952, in Pakistan (allora comprendente anche il Bangladesh). Secondo l’UNESCO, attualmente, il 40% della popolazione mondiale non ha accesso all’istruzione nella propria lingua madre, mentre il 43% delle circa 6000 lingue parlate nel mondo è in pericolo di estinzione. Questo sottolinea l’importanza di mettere in luce i diversi modi di esprimere il mondo nella sua ricca diversità linguistica e di impegnarsi nel preservare le lingue come patrimonio culturale, oltre a lavorare per un’istruzione di qualità per tutti. Riprendendo il tema della giornata del 2023, che si è focalizzata sull’educazione multilingue, in vari comuni italiani saranno promosse iniziative e feste con letture in lingua e laboratori, al fine di promuovere il rafforzamento della rete delle realtà che si occupano di intercultura e integrazione. Questa giornata mira a celebrare e valorizzare le lingue nella vita quotidiana, sottolineando l’importanza delle varietà dialettali, delle lingue delle minoranze e delle lingue di nuova immigrazione che oggi fanno parte del panorama linguistico italiano. Va ricordato che i diritti linguistici sono parte integrante dei diritti fondamentali delle persone e delle comunità in cui operano, servono a garantire che tutte le persone abbiano il diritto di utilizzare la propria lingua madre o lingua di scelta, senza subire discriminazioni o restrizioni. Sono, in sintesi, cruciali per promuovere la diversità linguistica, proteggere le lingue minoritarie e garantire l’equità e l’inclusione sociale e preservare il patrimonio culturale globale.

Il 20 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale della Giustizia Sociale istituita il 26 novembre 2007 con la risoluzione dell’Assemblea Generale attraverso la Risoluzione A/RES/62/10 (https://undocs.org/Home/Mobile?FinalSymbol=A%2FRES%2F62%2F10&Language=E&DeviceType=Desktop&LangRequested=False).
Questa giornata nasce con l’obiettivo di riconoscere l’importanza che hanno giustizia e sviluppo sociale, sostenuti da una crescita economica costante, nel mantenimento e nel riconoscimento della pace e della sicurezza all’interno e tra gli Stati. Evidenzia, inoltre, la necessità di ridurre ed eliminare la povertà, promuovere l’uguaglianza di genere, con piena occupazione e giustizia per tutti. La mancanza di queste condizioni, infatti, limita fortemente la possibilità di raggiungere gli obiettivi di sviluppo che l’Onu si è posta.
Le crisi più recenti o quelle in corso, come la pandemia Covid-19, l’emergenza climatica, quella ambientale e quella economica non solo hanno evidenziato le profonde interconnessioni sociali ed economiche tra tutte le regioni del mondo ma hanno anche suscitato critiche, malcontento e sfiducia nei confronti delle istituzioni.

L’11 febbraio le Nazioni Unite celebrano la Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza, punto conclusivo, per l’Italia, della Settimana Nazionale delle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Il focus di quest’anno verte sul rapporto tra le giovani donne e il mondo dell’impresa in ambito tecnico-scientifico.
Istituita il 22 dicembre 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Risoluzione A/RES/70/212 https://digitallibrary.un.org/nanna/record/821065/files/A_RES_70_212-EN.pdf?withWatermark=0&withMetadata=0&version=1&registerDownload=1) la giornata internazionale riconosce il ruolo fondamentale della donna in campo scientifico e tecnologico, con l’obiettivo di promuovere una maggiore equità e parità di genere in questi decisivi ambiti. Secondo l’Osservatorio STEM di Fondazione Deloitte, in tutta Europa sale la domanda di profili tecnico-scientifici ma i laureati sono troppo pochi. Solo il 26% in paesi come Spagna, Malta, Grecia, Uk, Francia e Germania. Percentuale che scende al 24,5% in Italia e precipita tra le donne: solo il 15% ha scelto di studiare queste materie. Perciò il Parlamento, anche ricollegandosi alla Giornata internazionale delle Nazioni Unite, ha deciso l’anno scorso, con la legge 187, che La Repubblica riconosce i giorni dal 4 all’11 febbraio di ciascun anno quale « Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche », note con la sigla STEM, al fine di sensibilizzare e di stimolare l’interesse, la scelta e l’apprendimento di tali discipline”.
Pur rappresentando una piccola percentuale dei laureati in ingegneria, informatica e nelle scienze, le donne hanno dato comunque un fondamentale contributo alla conoscenza e allo sviluppo Tra queste vogliamo, oggi, ricordare:

· Marie Curie, prima donna a vincere il premio Nobel nel 1903, nello specifico per la fisica;
· Iréne Joliot-Curie, premio Nobel per la chimica nel 1935;
· Maria Goeppert-Mayer, premio Nobel per la fisica nel 1963;
· Dorothy Hodgkin, premio Nobel per la chimica nel 1964;
· Rita Levi-Montalcini, premio Nobel per la fisiologia e la medicina nel 1986.

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